Recensione – F. Kafka e la metamorfosi

Oggi voglio recensire un libro che mi ha davvero colpito, non tanot pe rla storia che mi è risultata avvincente quanto per la morale. La metamorfosi è il racconto più noto dello scrittore boemo Franz Kafka. L’opera, il cui titolo in tedesco è Die Verwandlung, è stata pubblicata per la prima volta nel 1915 dal suo editore Kurt Wolff a Lipsia.

La trama

La storia comincia col protagonista che, risvegliatosi una mattina, si ritrova trasformato “in un gigantesco insetto”: la causa che ha portato ad una tal mutazione non viene mai rivelata. Tutto il seguito del racconto narra dei tentativi compiuti dal giovane Gregor per cercar di regolare – per quanto possibile – la propria vita a questa sua nuova particolarissima condizione, soprattutto nei riguardi della famiglia, i genitori e la sorella.

Recensione

Partiamo col dire che i classici non mi osno mai piaciuti, a scuola non ero certo uno studente modello e non ho mai avuto un interesse particolare per gli autori che propinavano gli insegnanti. Ritengo che un manoscritto, una poesia, un libro debbano essere letti per interesse e non per inquisizione. Detot questo passiamo al libro. Un classico di origine tedesca che mi ha davvero entusiasmato.
Il libro riesce attraverso determinati dettagli a rapire il lettore e trasportarlo in un mondo immaginario descritto come se fosse reale. Attraverso la condizione ripugnante del protagonista e la sostanziale incapacità dei parenti di instaurare con lui un rapporto umano, l’autore vuole rappresentare l’emarginazione alla quale il “diverso” viene tragicamente condannato nella società. L’insetto non simboleggerebbe altro che questo “diverso”. Credo che questo racconto abbia una sorta di introspezione, sembra essere quasi stato scritto al fine unicizzare il proprio talento esibendolo come un potere che talvolta appariva come un’arma a doppio taglio. Nel libro ci sono altri racconti dell’autore molto interessanti.
Lo consiglio vivamente a tutti coloro che amano deviare le proprie letture verso diversi orizzonti.

Antonio Cesario




La genetica: Fluorescenza. E se fossimo noi i prossimi?

Dalla famosa pecora Dolly al maiale con le sopracciglia bionde e gli occhi azzurri sono passati ormai anni, ma la genetica e la manipolazione dei DNA non si arresta. Il 90% del pianeta nonostante sorrida alle variegate creazioni degli scienziati si domanda: ma è davvero giusto modificare gli esseri viventi per ottenere specie differenti e a che scopo ? se è vero che è per progredire nel campo della medicina per quale motivo si continuano a creare animali fluorescenti, con due teste o code autorigeneranti ?

Avete letto bene, anche animali fluorescenti! La clinica Mayo (Rochester, Usa) ha annunciato di aver creato per la prima volta dei gatti transgenici. Questa è solo una delle tante cliniche di sperimentazione genetica.
Gli organismi transgenici spesso vengono indicati come Organismi Geneticamente Modificati (OGM). A questi gatti sono stati inseriti nel DNA alcuni geni di una medusa che produce fluorescenza. Il risultato è che i gatti sono fluorescenti (proprio come la medusa da cui sono stati presi i geni). Ma a che serve tutto questo ?
I geni del felino non sono stati uniti solo con quelli della medusa ma anche con quelli di una scimmia con lo scopo di verificare se ciò sia in grado di essere completamente immune al Fiv, molto simile al nostro AIDS.
Oggi alla radio ho sentito che altri scienziati hanno replicato l’esperimento ma questa volta utilizzando le pecore. In futuro probabilmente ci chiederemo: chi ha mangiato la pecora Dolly?
Un gruppo di ricerca dell’Università di Taiwan è riuscito a far nascere tre maiali verdi fluorescenti.
Nell’esperimento i geni verde fluorescente delle meduse sono stati impiantati in tre embrioni di animali transgenici.

Dal Corriere della Sera possiamo leggere:

Pecore, topi, mucche, conigli, gatti, maiali e muli: sono ormai numerosi gli animali-copia ottenuti con le tecniche della clonazione e che possono essere utilizzati in campo zootecnico oppure come fabbriche viventi per produrre farmaci. La stessa tecnica del trasferimento nucleare può essere utilizzata per garantire la sopravvivenza di specie in estinzione. Ecco i principali esperimenti eseguiti sinora:

Dal Corriere della Sera:
Pecore, topi, mucche, conigli, gatti, maiali e muli: sono ormai numerosi gli animali-copia ottenuti con le tecniche della clonazione e che possono essere utilizzati in campo zootecnico oppure come fabbriche viventi per produrre farmaci.
La stessa tecnica del trasferimento nucleare può essere utilizzata per garantire la sopravvivenza di specie in estinzione.
Ecco i principali esperimenti eseguiti sino ad ora:

– La pecora: Nel febbraio 1997 il gruppo di Ian Wilmut, dell’istituto Roslin di Edimburgo annuncia la nascita della pecora Dolly.
La pecora è stata ottenuta a partire da una cellula adulta prelevata dalla ghiandola mammaria e trasferita in un ovocita in precedenza privato del nucleo.

– Il topo: la nascita del primo topo-fotocopia viene annunciata nell’estate 1998 dall’Università delle Hawaii.
Il primo topo clonato è stato ottenuto utilizzando le cellule del cumulo, che circondano l’ovocita: di qui il nome di Cumulina. Del gruppo di ricerca, diretto da Ryuzo Yanagimachi, ha fatto parte l’ italiano Maurizio Zuccotti.
– La mucca: la tecnica del trasferimento nucleare viene applicata con successo ai bovini e nel dicembre 1998 un gruppo di ricerca giapponese annuncia la nascita di otto vitelli, ottenuti a partire da cellule prelevate da una mucca adulta.

– Il toro: viene ottenuto in Italia il primo mammifero maschio nato per clonazione: è il toro Galileo ed è frutto della ricerca di Cesare Galli e del suo gruppo del laboratorio di Cremona del Consorzio per l’Incremento Zootecnico. L’annuncio arriva nel settembre 1999, subito seguito dal sequestro dell’animale imposto dall’ordinanza dell’allora ministro della Sanità, Rosy Bindi, che vietava la clonazione animale.

– Il maiale: nel marzo 2000 il gruppo di Keith Campbell, uno dei padri di Dolly, annuncia la nascita di cinque maialini, tutte femmine, destinati a fornire organi a prova di rigetto per i trapianti da animale a uomo.
Il risultato è stato ottenuto negli Usa, nei laboratori della Ppl Therapeutics.

– Il gatto: La gattina Copycat è il primo animale da compagnia ottenuto con il trasferimento nucleare.
La notizia della sua nascita arriva nel febbraio 2001 dagli Stati Uniti.
– Il coniglio: il primo coniglio-fotocopia nasce geneticamente modificato per essere utilizzato come modello per lo studio di malattie umane.
Il risultato è stato annunciato nel marzo 2002 dall’istituto francese per la ricerca agronomica.

– Il mulo: il primo equino clonato è un mulo, ottenuto nell’università americana dell’ Idaho.
È una femmina ed è stata ottenuta a partire da cellule fetali.
Gli ovociti in cui è stato trasferito il nucleo delle cellule sono stati impiantati in utero senza attendere la formazione dell’embrione.
Il risultato è annunciato nel maggio 2003 sulla rivista «Science».

– Il cavallo: è il nuovo arrivato nella fattoria dei cloni.
Ottenuto dal gruppo italiano di Cesare Galli, segna il primo grande successo nella clonazione di un equino a partire da cellule adulte.
È anche il primo caso in cui un mammifero partorisce il clone di sé stesso, dato che la cavalla che ha portato avanti la gravidanza è stata anche la donatrice della cellula della pelle da cui è stato ottenuto il clone.

E se i prossimi fossimo noi?

Antonio Cesario