David Foster Wallace: Il senso della vita

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David Foster Wallace (1962-2008), è considerato uno dei più grandi scrittori del nostro tempo, ha vissuto solo 46 anni. Nel 2005, ha tenuto un discorso ai laureati di una delle università americane.Wallace nasce a Ithaca, città situata a 400 km da New York, il 21 febbraio del 1962, figlio di James Donald Wallace e di Sally Jean Foster. Fino alla quarta elementare, Wallace ha visse a Champaign, nell’Illinois, per poi trasferirsi a Urbana, dove frequentò la Yankee Ridge School. Iscritto all’Amherst College, la stessa università del padre, si laureò nel 1985 in letteratura inglese e in filosofia, con una specializzazione in logica modale e matematica, per poi frequentare il primo semestre del corso di filosofia presso l’università di Harvard, che abbandonò alla fine del 1989 dopo il ricovero alla clinica psichiatrica McLean’s. Nell’autunno del 2002 diventò professore di scrittura creativa e letteratura inglese al Pomona College, in California. La sua tesi in filosofia sulla logica modale, intitolata Richard Taylor’s ‘Fatalism’ and the Semantics of Physical Modality, soggetto del saggio del 2008 del New York Times Consider the Philosopher, venne premiata con il Gail Kennedy Memorial Prize. Nel 1987 ha ottenne un Master of Fine Arts in scrittura creativa alla University of Arizona.

Il suo romanzo d’esordio, La scopa del sistema, si ispira alla sua seconda tesi universitaria, uscita nel 1987. Il mondo della critica letteraria notò subito il talento di Wallacee e il suo stile ironico, complesso e acuto. Nel 1989 uscì negli Stati Uniti, La ragazza con i capelli strani, una raccolta di racconti che toccava i temi tipici di Wallace e venne considerata un suo manifesto poetico e stilistico. Il secondo romanzo, Infinite Jest, uscì nel 1996 e Wallace divenne in poco tempo un autore di culto internazionale. La rivista Time lo incluse nella lista pubblicata nel 2006 dei 100 migliori romanzi di lingua inglese dal 1923 al 2006. Il romanzo, considerato il capolavoro dello scrittore statunitense, descriveva la complessità della società contemporanea: le difficoltà nei rapporti interpersonali, l’uso delle droghe, il ruolo sempre più importante del mondo dello spettacolo, dei media e dell’intrattenimento, l’esasperata competizione sociale, raccontata attraverso il tennis, sport praticato a livelli agonistici dallo stesso Wallace. Definito dal New York Times un “Émile Zola post-millennio” e, “la mente migliore della sua generazione“, la critica spesso paragonò David Foster Wallace ad autori celebri come Thomas Pynchon, Don De Lillo, Vladimir Nabokov, Jorge Luis Borges. Venne considerato uno dei rappresentanti della corrente letteraria Avantpop e ricevette diversi premi, tra cui la MacArthur Fellowship.

Wallace venne trovato dalla moglie, Karen Green, impiccato nel patio di casa sua a Claremont, in California, la sera del 12 settembre 2008.

“Ci sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: – Salve, ragazzi, com’è l’acqua? – I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa: – Che cavolo è l’acqua?”

Il punto di questa storia è che le verità più evidenti e importanti sono spesso le più difficili da vedere. Quest’affermazione sembra terribilmente banale, ma nelle trincee dell’adulta banale vita a volte diventano una questione di vita o di morte.

Una giornata tipica

“Mettiamo, per dire, che sia una normale giornata nella vostra vita da adulti: la mattina vi alzate, andare al vostro impegnativo lavoro impiegatizio da laureati, sgobbate per nove o dieci ore e alla fine della giornata siete stanchi, siete stressati e volete solo tornare a casa, fare una bella cenetta, magari rilassarvi un paio d’ore e poi andare a letto presto perché il giorno dopo dovete alzarvi e ripartire daccapo. Ma a quel punto vi ricordate che a casa non c’è niente da mangiare – questa settimana il vostro lavoro impegnativo vi ha impedito di fare la spesa – e così dopo il lavoro vi tocca prendere la macchia e andare al supermercato. A quell’ora escono tutti dal lavoro, c’è un traffico mostruoso e il tragitto richiede molto più del necessario e, quando finalmente arrivate, scoprite che il supermercato è strapieno di gente perché a quell’ora tutti gli altri che come voi lavorano cercano di ficcarsi nei negozi di alimentari, e il supermercato è orribile, illuminato al neon e pervaso da quelle musichette e canzoncine capaci solo di abbrutire, e voi dareste qualsiasi cosa per non essere lì, ma non potete limitarvi a entrare e uscire; vi tocca girare tutti i reparti enormi, iperilluminati e caotici per trovare quello che vi serve, manovrare il carrello scassato in mezzo a tutte le altre persone stanche e trafelate col carrello, e ovviamente ci sono i vecchi di una lentezza glaciale, gli strafatti e i bambini iperattivi che bloccano la corsia e a voi tocca stringere i denti e sforzarvi di chiedere permesso in tono gentile ma poi, quando finalmente avete tutto l’occorrente per la cena, scoprite che non ci sono abbastanza casse aperte anche se è l’ora di punta, e dovete fare una fila chilometrica, il che è assurdo e vi manda in bestia, ma non potete prendervela con la cassiera isterica, oberata com’è quotidianamente da un lavoro così noioso e insensato che tutti noi qui riuniti in questa prestigiosa università nemmeno lo immaginiamo… fatto sta che finalmente arriva il vostro turno alla cassa, pagate il vostro cibo, aspettate che una macchinetta autentichi il vostro assegno o la vostra carta di credito e vi sentite augurare «buona giornata» con una voce che è esattamente la voce della morte dopodiché mettete quelle raccapriccianti buste di plastica sottilissima nell’esasperante carrello dalla ruota che tira a sinistra, attraversate tutto il parcheggio intasato, pieno di buche e di rifiuti, e cercate di caricare la spesa in macchina in modo che non esca dalle buste rotolando per tutto il bagagliaio lungo il tragitto, in mezzo al traffico lento, congestionato, strapieno di Suv dell’ora di punta, eccetera, eccetera. Ci siamo passati tutti, certo: ma non rientra ancora nella routine di voi laureati, giorno dopo settimana dopo mese dopo anno. Però finirà col rientrarci, insieme a tane altre squallide, fastidiose routine apparentemente inutili.”

Impostazione standard

“Ma non è questo il punto. Il punto è che la scelta entra in gioco proprio nelle boiate frustranti e di poco conto come questa. Perché il traffico congestionato, i reparti affollati e le lunghe file alla cassa mi danno il tempo per pensare, e se non decido consapevolmente come pensare e a cosa prestare attenzione, sarò incazzato e giù di corda ogni volta che mi tocca fare la spesa, perché la mia modalità predefinita naturale dà per scontato che situazioni come questa contemplino davvero esclusivamente me. La mia fame, la mia stanchezza, il mio desiderio di tornare a casa, e avrò la netta impressione che tutti gli altri mi intralcino. E chi sono tutti questi che mi intralciano? Guardali là, fanno quasi tutti schifo mentre se ne stanno in fila alla cassa come tanti stupidi pecoroni con l’occhio smorto e niente di umano; e che odiosi poi quei cafoni che parlano forte al cellulare in mezzo alla fila. Certo che è proprio un’ingiustizia: ho sgobbato tutto il santo giorno, muoio di fame, sono stanco e non posso nemmeno andare a casa a mangiare un boccone e a distendermi un po’ per colpa di tutte queste stupide, stramaledette persone”.

Ma pensare a queste situazioni può essere diverso.

“E’ difficile avere forza di volontà e impegno mentale e, se sei come me, certi giorni non ci riuscirai proprio, o semplicemente non ne avrai nessuna voglia. Ma quasi tutti gli altri giorni, se sei abbastanza consapevole da offrirti una scelta, potrai scegliere di guardate in modo diverso quella signora grassa con l’occhio smorto e il trucco pesante in fila alla cassa che ha appena sgridato il figlio. Forse quella donna non è sempre così, forse è stata sveglia tre notti di seguito a stringere la mano al marito che sta morendo di cancro alle ossa.”

“Se siete automaticamente certi di sapere cosa sia la realtà e chi e che cosa siano davvero importanti – se volete operare in modalità predefinita – allora anche voi, come me, probabilmente trascurerete tutte le eventualità che non siano inutili o fastidiose. Ma se avrete davvero imparato a prestare attenzione, allora saprete che le alternative non mancano. Avrete davvero la facoltà di affrontare una situazione caotica, chiassosa, lenta, iperconsumistica, trovandola non solo significativa ma sacra, incendiata dalla stessa forza che ha acceso le stelle: compassione, amore, l’unità sottesa a tutte le cose.”

Cosa credere

“Nelle trincee quotidiane della vita da adulti l’ateismo non esiste. Non venerare è impossibile. Tutti venerano qualcosa. L’unica scelta che abbiamo è che cosa venerare. È un motivo importantissimo per scegliere di venerare un certo dio o una cosa di tipo spirituale – che sia Gesù Cristo o Allah, che sia YHWH o la dea madre della religione Wicca, le Quattro Nobili Verità o una serie di principi etici inviolabili – è che qualunque altra cosa veneriate vi mangerà vivi. Se venerate il denaro e le cose, se è a loro che attribuite il vero significato della vita, non vi basteranno mai. Non avrete mai la sensazione che vi bastino. È questa la verità. Venerate il vostro corpo, la vostra bellezza e la vostra carica erotica e vi sentirete sempre brutti, e quando compariranno i primi segni del tempo e dell’età, morirete un milione di volte prima che vi sotterrino in via definitiva. Sotto un certo aspetto lo sappiamo già tutti benissimo: è codificato nei miti, nei proverbi, nei cliché, nei luoghi comuni, negli epigrammi, nelle parabole, è la struttura portante di tutte le grandi storie. Il segreto consiste nel dare un ruolo di primo piano alla verità nella consapevolezza quotidiana. Venerate il potere e finirete col sentirvi deboli e spaventati, e vi servirà sempre più potere sugli altri per tenere a bada la paura. Venerate l’intelletto, spacciatevi per persone in gamba, e finirete col sentirvi stupidi, impostori, sempre sul punto di essere smascherati. E così via.
Guardate che l’aspetto insidioso di queste forme di venerazione non è che sono malvagie o peccaminose, è che sono inconsapevoli.”

La vera libertà

 “La cultura odierna ha imbrigliato queste forze in modi che hanno prodotto ricchezza, comodità e libertà personale a iosa. La libertà di essere tutti sovrani dei nostri minuscoli regni formato cranio, soli al centro di tutto il creato. Una libertà non priva di aspetti positivi. Ciò non toglie che esistano svariati generi di libertà, e il genere più prezioso è spesso taciuto nel grande mondo esterno fatto di vittorie, con queste e ostentazione. Il genere di libertà davvero importante richiede attenzione, consapevolezza, disciplina, impegno e la capacità di tenere davvero agli atri e di sacrificarsi costantemente per loro, in una miriade di piccoli modi che non hanno niente a che vedere col sesso, ogni santo giorno. Questa è la vera libertà. Questo è imparare a pensare. L’alternativa è l’inconsapevolezza, la modalità predefinita, la corsa sfrenata al successo: essere continuamente divorati dalla sensazione di aver avuto e perso qualcosa di infinito.”

“Ricordate: L’acqua è acqua!”

Antonio Cesario

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1 thought on “David Foster Wallace: Il senso della vita”

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