Burma: 2 insegnanti violentate e uccide dall’esercito

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Nelle prime ore del 20 gennaio, due giovani insegnanti dello Stato del Kachin, Maran Lu Ra (20 anni) e Tangbau Hkawn Nan Tsin (21 anni), sono state brutalmente violentate e uccise dai soldati dell’esercito birmano appena arrivati nel loro villaggio. Questi atroci crimini rappresentano l’ennesimo episodio di violenza sessuale perpetrata con impunità in Birmania, un vero e proprio dramma umano e una violazione flagrante dei diritti umani.

Il governo britannico ha più volte dichiarato che porre fine alla violenza sessuale nei conflitti è una priorità della sua politica estera. Tuttavia, nel caso della Birmania, le parole sembrano vuote: invece di intervenire concretamente per fermare l’impunità, Londra si limita a chiedere al governo birmano di avviare indagini, consapevole che tali indagini non verranno mai realmente condotte.

È ora di agire con determinazione. Per fermare questo scempio, sono necessarie tre azioni imprescindibili:

1. Pressione diplomatica concreta: Il governo britannico deve utilizzare tutti i canali diplomatici disponibili per esercitare una pressione incisiva sul regime birmano, affinché consenta l’ingresso immediato di squadre internazionali di esperti incaricate di indagare su questi crimini.

2. Sospensione delle operazioni militari: L’esercito birmano deve essere fermato fino a quando non verranno adottate misure di sicurezza efficaci per porre fine all’impunità e prevenire ulteriori casi di stupro e violenza.

3. Inchiesta internazionale indipendente: Questi atti di violenza sono crimini di guerra e richiedono un’inchiesta condotta dalle Nazioni Unite o da un organismo internazionale imparziale, capace di assicurare giustizia alle vittime e responsabilità ai colpevoli.

La violenza sessuale nei conflitti non può più essere tollerata né ignorata. La comunità internazionale, e in particolare il governo britannico, ha il dovere morale e politico di intervenire immediatamente e con decisione per porre fine a questa barbarie. Solo così si potrà restituire dignità alle vittime e garantire che la giustizia prevalga.

Antonio Cesario