La falsa ricchezza in Germania: raddoppiano i poveri alle mense

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La Germania viene spesso additata come l’eldorado d’Europa, l’unica nazione che ha saputo resistere bene alla crisi e concede ai suoi cittadini un tenore di vita accettabile. Questa convinzione spinge molti europei, anche italiani, ad emigrare verso le città tedesche. Si tratta, però, di una convinzione almeno in buona parte sbagliata.

A dimostrarlo è un dato allarmante: in pochi anni è raddoppiato il numero di persone che in Germania si affidano alle mense dei poveri per sopravvivere. E’ stato il Fatto Quotidiano ad aver restituito per primo la dimensione di questo fenomeno. Un fenomeno che certifica come la crisi, e le ricette politiche economiche della Merkel, abbiano allargato in Germania la forbice tra ricchi e poveri, come e forse di più che negli altri paesi. Nel 2009 le persone che in Germania frequentavano le mense per i poveri erano 800mila, oggi sono 1,5 milioni. Un numero altissimo, praticamente ingestibile per le associazioni di volontariato, le quali temono già il collasso del sistema. Un collasso le cui cause vanno rintracciate non solo nell’aumento del numero dei poveri, ma anche nei cambiamenti che hanno interessato il modello di gestione delle eccedenze da parte dei super mercati. Se prima si “sprecava” un po’ di più, producendo scorte di cibo inutilizzabili ai fini della vendita ma riconvertibili per le mense, oggi, con la crisi che attanaglia anche il pese d’oltre Reno, i super mercati sono molto più attenti a gestire i prodotti che conservano sugli scaffali. Il risultato è che c’è sempre meno cibo per i poveri. Le previsioni sono poco confortanti. In primo luogo, si teme che le nuove ondate migratori provenienti dalla Grecia e dalla Bulgaria possano peggiorare un quadro che, già oggi, versa in uno stato critico. In secondo luogo, la crisi economica, lungi dal cedere il passo a una crescita sostenuta dell’economia reale, si renderà responsabile di un ulteriore allargamento della forbice tra ricchi e poveri, e quindi di un aumento del numero dei possibili fruitori delle mense. Le associazioni stanno lavorando a una soluzione-tampone che possa risultare valida almeno per i prossimi mesi. Una di queste, già attuata in alcune città, prevede la “mensa a pagamento”. Si tratta ovviamente di un pagamento ridotto, e che in ogni caso interessa solo quei cittadini che non occupano l’ultimo gradino della scala economica. Si parla di 30 centesimi per una porzione di frutta, di cinque centesimi per lo yogurt e di 50 centesimi per un primo piatto.